La voce del (pa)drone
L'ottimo libro di Harry Sword sulla storia della drone music nel tempo, nello spazio e nelle culture
Nel 2022 l’editore romano Atlantide dà alle stampe la traduzione italiana di Monolithic Undertow: In Search of Sonic Oblivion, volume firmato da Harry Sword e fresco di stampa anche nei Paesi angolofoni.
Vi ripropongo, qui, la mia recensione - fu libro del mese - sulle pagine di Rumore e, nel caso il concetto non fosse chiaro, vi invito a dargli una bella chance anche se del drone non siete fan o conoscitori… qui c’è molto più, compresa una bella dose di storia e antropologia.
Enjoy.
HARRY SWORD
ALLA RICERCA DELL’OBLIO SONORO
ATLANTIDE
Confesso che trovo sempre più difficile, dopo tanti anni, provare quella sensazione quasi epifanica che un libro di argomento musicale è potenzialmente in grado di dare. Colpa della quantità ipertrofica, di un’asticella della qualità spesso brutalmente abbassata, di un odore che troppe volte sa di stantio. Ed è per questo che Alla ricerca dell’oblio sonoro mi ha investito come un rinoceronte che carica alle spalle, regalandomi il piacere infinito di un volume scritto/tradotto ottimamente, ma soprattutto in grado di spalancare tante porte, regalare approfondimenti e suggerirne altri, in un mosaico dettagliato assemblato attingendo a musicologia, archeologia musicale, antropologia, archeoacustica, storia della musica, ma anche filosofia, teologia e scienza. E, senza dubbio, con un’abilità lampante (Sword presta la sua penna anche a The Quietus, Record Collector, Guardian) nel raccontare e mettere a sistema una pletora di eventi, fatti, artisti dalla preistoria ai giorni nostri.
Per cui questo libro è la storia a 360° della drone music nel tempo, nello spazio e nelle culture del nostro pianeta, per un viaggio totalizzante lungo una linea che parte dalle tradizioni dell’antichità e arriva all’underground del rock più estremo.
Con Sword visitiamo il grembo materno, necropoli sotterranee, il villaggio di Joujouka in Marocco, l’India di Ravi Shankar, i raga e i mistici Sufi. Incontriamo LaMonte Young e John Cage, respiriamo gli afflati oscuri della New York di Lou Reed e dei Velvet Underground, ci sediamo nei club dove Alice Coltrane suonava il suo jazz estatico, ci sballiamo nei locali techno, ci tuffiamo nel kraut, voliamo con gli Hawkwind… fino ad arrivare alla contemporaneità fatta di doom ossessivo, di noise hardcore (con gli Swans) e di rumore totemico eletto a culto – Sunn O)) e compagnia di devastatori. E adesso vediamo chi riesce a fare meglio: la sfida è enorme.